"La leggenda del pianista sull'oceano"(recensione a cura di Pietro Picca) Regia di Giuseppe Tornatore Italia, 1998
TRAMA Tutta la storia è raccontata dal suo
più grande amico, un trombettiere che con lui faceva
parte dell'orchestra a bordo del «Virginian».
In quegli anni molti europei si
trasferiscono in America in cerca di fortuna: è
emblematico l'urlo di chi per primo avvista la statua
della libertà a New York, simbolo di libertà e di un
mondo nuovo. Ma Novecento non scende mai dalla sua nave,
non vuole scoprire quanto il mondo avrebbe da offrirgli,
perché quella nave è tutto il suo universo e si
smarrirebbe nell'immensità della terraferma; non se la
sente, perché il suo scopo è suonare, per la gente che
lo ascolta, ma soprattutto per se stesso: la sua
musica è il suo modo di esprimersi, di comunicare, di
mostrare come, anche con soli 88 tasti di un pianoforte,
sia possibile scrivere una musica che contenga
l'immensità dell'oceano, per lui confine fra la sua
realtà e l'immensità degli uomini al di là della
scaletta del «Virginian» ancorato al porto. |
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