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"TANO DA MORIRE"

Interpreti Trama Proposta di lettura L'abbiamo discusso così

secondo film del ciclo "Mafie & Co."

Regia di Roberta Torre
Italia, 1997
durata 80'


INTERPRETI
Gli interpreti di questo film non sono attori professionisti ma sono vari abitanti del quartiere della Vucciria di Palermo.




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TRAMA
Questa è la storia di Tano Guarrasi. Una storia cantata, ballata e suonata. Dopo dieci anni dalla morte di Tano la sua vita è già un mito. Nel corso del tempo, la vicenda realmente accaduta e i personaggi realmente esistiti si sono mescolati con credenze magiche e superstizioni popolari.

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PROPOSTA DI LETTURA
Il film di Roberta Torre fa uso del linguaggio del musical per narrare una storia ambientata nella Palermo mafiosa. I personaggi, presi direttamente dal quartiere della Vucciria, sono grotteschi e ballano, cantano in un mondo irreale fatto di colori forti e confusione. E intanto la pellicola si trasforma in una esplosione di cattivo gusto, di kitsch, di brutto cinema, tutto ben calibrato e voluto. Un linguaggio quindi originale, che sentiamo ancora più innovativo e coraggioso se confrontato con il resto della produzione nazionale: quei film in cui la mafia è descritta con stereotipi ormai tanto comuni da perdere mordente. Che la denuncia rifugiandosi nel grottesco aumenti la propria forza?

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L'ABBIAMO DISCUSSO COSI'

E' un film che non lascia indifferenti: o lo si rifiuta o ci si lascia trasportare.
Questa affermazione, emersa durante il dibattito condotto da Mario Fassio, riassume l'atteggiamento del nostro pubblico per questo "musical sulla Mafia".
La platea, all'inizio abbastanza numerosa si è infatti ridotta sensibilmente, sia durante che al termine della proiezione. Il dibattito è stato comunque piuttosto animato e sono emerse diverse considerazioni.
Innanzitutto è stata evidenziata la commistione tra musiche e moduli narrativi piuttosto particolari. Durante tutto il film emerge una grande confusione. E' tutto un amalgama di stili con notevoli contaminazioni trash e kitch. La Mafia protagonista del racconto, è una Mafia di secondo livello, sbeffeggiata in tutti i suoi aspetti. Soprattutto è la sua mediocrità che emerge in tutti i personaggi volutamente caricati. I riti e la virilità mafiosa sono derisi in più riprese. Significativo è il rito di iniziazione alla cosca, dove i personaggi assumono atteggiamenti tipicamente femminili e tutto è messo alla berlina. Sembra esserci un interesse etnico per la mafia. I personaggi rappresentati sono presi dalla strada e le loro caratteristiche vengono caricaturate. Tutto è esagerazione. Il racconto serve da pretesto e si svolge tra due poli: il matrimonio ed il funerale. Emerge il rapporto tra il dramma e la festa.
A tal proposito una chiave di lettura è quella della morte che aleggia sempre dall'inizio alla fine del film. Le stesse scenografie "palesemente finte" sono qualcosa di non vivo. I colori molto forti comunicano un senso di morte. Il rosso, in tutte le sue tonalità, è il colore più usato. L'insieme risulta artificiale e paradossamente freddo. I simboli, sono i veri protagonisti. Teschi, animali morti, polli appesi e la stessa macelleria di Tano. Le vittime sono come delle bestie.
E' ben rappresentato il paradosso del Meridione: la festosità non è vera allegria ma nasconde un dramma. I toni usati sono gli stessi della mafia: bonarietà nelle feste e nelle riunioni, nessuna pietà nella pratica. Il dibattito si è concluso con qualche cenno sui personaggi secondari. Il giornalista simbolo di come i media siano estranei alla mafia non riesca a capirne i reali meccanismi ma si limiti a vederne gli effetti. La poetessa, rappresentante della cultura ufficiale, è una vera caricatura. Tano da morire, insomma, è "una moderna opera dei pupi".


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